Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

compattezza, cimentarsi interamente ne1la forma e nel significato. Ma attraverso il vaglio ciileno passano il ritorno di alcuni miti e una serie di domande: e si ripercuotono su tutto il discorso, che sembrava chiuso. Il Cile aveva rotto la solitudine delle avanguardie rivoluzionarie nel continente, ma la sua via « democratica, libertaria e plu­ ralistica» al socialismo era una alternativa reale alJa dittatura del proletariato? Che significa ,la sua tragedia, se in quei sentieri sanguinosi si rimette in marcia « le spectre du Che»? E le sue « tre 1lezioni» si agitano come ipotesi inquietanti cont110 alcune certezze acquisite e contro i silenzi del discorso. 'Lo Stato' comanda al governo: « Une désarticulation de l'économie capitaliste qui' n'est pas accompagnée d'une désarticulation équi­ valente de -l'État capitaliste, semb1e déboucher sur leur mutuelile parailysie» (p. 278). La parola ora è una « - ve­ rità ritornata», ripete, fuori testo, come dimostrando un teorema, il giudizio di Marx e Lenin sulla Comune: è :necessario distruggere la macchina dello stato bor­ ghese. 'La legge ' resta alla forza: « Dans une société de c_lasse, ,les superstructures légales sont commandées et soutenues par· des rapports de farce, le contenu a le pas sur la forme»; e dunque « mieux vaut perdre sa réputation d'humaniste que ,le pouvoir et la vie» (pp. 283-285). ' La crisi ' è la sola soluzione. Infine il Cile pone la sua 'vera ' domanda: ma ,dove nel libro? « Le vrai, ,le seul problème... c'·est de savoir comment un gouvernemenlt popu1lai:re qui a accédé au pouvoir par des voies 'réformistes ' peut se transformer en cours de route en révolutionnaire» (p. 319). Molti di questi interrogativi non sono neppure con­ templati nel discorso fatto fin qui; altri non vi trovano risposta. Gravitiazioni e inerzie del .tempo hanno giocato - loro, questa volta - i segni/valori del discorso. Ma il l:iinguaggio tenta qui una ooerenza estrema, di segno ocm- 73

RkJQdWJsaXNoZXIy