Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

il discorso, in forma di storia iinteriore della poesia e della critica. Anche il gesto che distingue l'ultimo libro era «già balenato» a:l critico: 11'ottimismo deJla «ridu­ zione vitale», sigilla, per ora, i due linguaggi. Il poeta può dire: «Essere vivi e basta / non ,è impresa da poco»; il critico dice, senza dover smentir.e un:a sillaba o un attimo della sua , lunga fedeltà, che ila «riduzione vita,le» in misure minime, «aldi 1 là, o piuttosto ·-aldiquà, delle opzioni fra stasi e moto, vuoto e pieno, dopo e prima, e oosì via per tutta la fila delle polarità», è insieme affermazione e bi!lancio di «vera vita» (pp. 97-98). ll problema di questa critica era quello di «s'en tenir à l'oeuvre eHe�meme» - è Todorov a variare, per le questioni del momento, le formulazioni di un vecchio criterio. E basta aver evitato che la poetica, per le sue attitudini scientifiche, analizzasse 11'-opera «non comme une fin en soi mais comme un moyen pour accéder à autre chose, comme l'effot d'une cause» 23 • Basta questa peculiare esattezza deH'ideologia: la naturalezza e il po­ tere, , l'evidenza e il rigore di un ,linguaggio che significa le parole del poeta. Sono facoltà e qualità possedute anche dalla critica delle armi: ma nel suo discorso non bastano, anzi rap­ presentano un'inerzia, una forma d'impotenza: se signi­ ficare è «jouer s:ur des situations réelles», e il giro deHe frasi si chiude senza attingere - sia pure nella logica delle funzioni, nel ' cuo:t1e dei segni ' - la 1 realtà e 'il tempo. Se i segni qui non possono «bruciare», devono almeno aprirsi su altre cose, parlare altrove: una ma­ teria diversa, ancora in segni da decifrare e da muta1,e. Il continente di cui si parila non è una «condizione sim­ bolica» da eseguire: è società e storia da penetrare. E il tempo è qui nel discorso come sfida: ancora nel punto terminale, le crible chilien. Su questo punto il ,libro - racconto analisi progetto - deve arrischiare ,la propria 72

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