Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

anche se, giustamente, il sistema la enuncia solo in negativo, « par allusion, par effrachon», come caduta della propria significazione, « come perdita, annul,la­ mento del valore e della positività del segno». E' pur · sempre il sistema a dire il proprio superamento - in segni/valori di negazione -, anche se non può « no­ minarlo». La tensione deil discorso di Debray sta al di sotto di queste enunciazioni, che le tog1 lierebbern legittimità, doè l'annulilerebbero; ma è legittima, in quanto corre un rischio della stessa natura, e dunque è data come prova e persuasione del contenuto (di pensiero, di realtà) dei segni, a spese della loro forma. Restare, come re­ stiamo, su questo piano significa ammettere ,l'unica pos­ sibilità deHa scrittura di cui esaminiamo il senso, la materia, lo spessore: dunque, accettiamo anche che quello che per Debray è un potere mistificatorio da contrastare appaia a Baudrillard la legge insuperabile del codice che razionailizza e regola lo scambio, e socia­ lizza il discorso (e gli uomini) proprio attraverso la divi­ sione funzionale dei tepmini 16 • L'ideologia come linguag­ gio per noi mette alla prova la sua strategia radicale, dimostra o di , ssalve le tenebre esteriori dei suori -segni in nome deUa realtà concreta, dichiarando fatti lingui­ stici e fatti pOilitici: è possibi,le apprendere la verità della prova - comunque vada -, solo se si resta ad ascoltare e a parlare su questo piano, se si guarda, fino alil'ultimo, in questa prospettiva. Per stare alla prova, accettiamo anche i postulati di questo Hnguaggio; del resto una rap­ presentazione del terrorismo del,la significazione non ba­ sta a -dirci quello che la descrizione acquiescente e sa­ puta deHa semiologia, « semblable à l'économie poli­ tique», si rifiuta persino di argomentare: se fuori di qui, e fuori del nostro stesso discorso, c'è più o meno realtà. Lo scacco dell'esteriorità e dell'indifferenza può già, dunque, configurarsi nella parola che dice i fatti: Debray 65