Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

Ma I'esta sempre il fatto che Kafka sa in partenza che non c'è rapporto sessuale, ed è con i residui di tale rapporto che egli scrive, salvo forse che per un passaggio al limite, è tutto il sessuale (rapporto o no) a trovarsi ass·orbito da questo versante residuale e che rimane per così dire sempI'e «di resto». Ecco ciò a cui egli tenta di eguagliarsi: alile fratture stesse di una castrazione impossibile, e da una simi1e posizione, un'infelicità, un' umiltà e un narcisismo assoluto sono emanati. Si sa­ rebbe tentati di dire che è nella Donna che egli « crede» e siccome essa non è, egli è perduto e vinoente a un tempo. E' forse per questo che il riso dello s critto · · kafkiano è una ,lacerazione disperante, un fruscio di foglie morte scritte con umorismo, l'umorismo del con- · dannato a morte che condotto al patibolo il lunedì mattina levando gli occhi al cielo limpido constata: «la settimana comincia bene...». Se dovessimo, per conclude!'e, isoi lare alcune inva­ rianti, alcuni nodi che tengono l'uno e l'altro testo, pro­ porremmo queste brevi osservazioni: 1) In ambedue i casi, processo di ,scrittura intorno alla cosa-lettera e alla sua inscrizione fallica. Sulla dipen­ denza di questa «,lettera» riguardo al godimento fallico, e che qui è radicale, parlerò altrove a proposito della scrittura e delle sue diverse «catastrofi». Il movimento della lettera, in quanto essa fa sussultare lo spazio e vacililare in esso i personaggi, ci è abbastanza· noto. Quel che i 1 mporta in questi «impegni» presi con una scrittura sono le cancellature (memoria, tempo, tradi­ zione), è quanto vi funziona da de-scrittura (la sua di­ sfatta), è la traversata che essa forza, il lavoro di esolu­ sione e di frontiera che anima, le singolarità dell'imperio fascinante del nome sul corpo. Abbiamo qui due mani­ festi di una economia politica del godimento, nelle con­ dizioni massimali della scrittura fallica. Sembra tuttavia che, soprattutto nella soluzione kafkiana, una derivazione 255