Il piccolo Hans - anno II - n. 6-7 - apr.-set. 1975

perché ,lo vuoi?». Del resto il primo pensiero del figlio entrando nella camera del padre fu: « mio padre è an­ cora un gigante», indicazione di spazio che rinvia di fatto al tempo dell'infanzia dove ambedue ,si affron­ teranno (II) Il testo biblico che ho scelto - un po' a caso - per doppiare La Condanna, è tratto da uno dei cinque libri detti di Mosè, il Levitico, titolo delle traduzioni correnti, improprio certo perché se è vero che designa ,la faccenda dei leviti, bisognerebbe ancora sapere che Levi significa compagno, colui-che-va-con ma che non ha alcuY?a parte alla terra, vive solo di ciò che gli viene dato e si trova così colpito da una esclusione, quella ,stessa che marca e aggrava le cose sacre, alle quah appunto il Levita si consacra. Ma il titolo ebraico del Libro è « Egli chiamò » 9 e il suo ·interesse sta in questo, che è l'ultima messa a punto dello Scriba che così l'ha stabi>lito, a partire da una tradizione che distingue lo scritto arcaico dall'orale giacché nello scritto il titolo figurava ancora diversa­ mente: qualcosa che si potrebbe tradurre con « egli si mise di traverso » 10 • Si può epilogare sul fatto che nominare qualcuno, o chiaJmarlo, è invocarlo, convocarlo a un incontro che attraversa il ·suo cammino fino allora senza appello, e metterlo di front , e a una travernata ripe­ tuta al ritmo dei nomi e degli atti che la \Sostengono. Comunque, resta i , l fatto che taLe nomina 1::rasversale ri­ spetto all'altro, che gliela incolla - aggioga - al corpo e lo spinge alla morte, sta al cuore del testo che vi ,leggerò (Levitico, XXVI, vv. 3-46) e del quale la tradu­ zione-tradizione giudeo-cristiana ha castrato le singolarità. Il tema - doppio - del testo è il seguente: Jahve si rivolge al suo « popolo eletto » per significargli, ancora 242

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