Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

dietro il sessuale a forme infantili. Come un essere uma­ no per altri versi mediocre può arrivare nella sfera ses­ suale a una buona armonia, così una figura di indole ele­ vata può avere su questo punto la sua manchevole propor­ zione, il suo aspetto nano. Addirittura è quasi come se una qualsiasi piccola insufficienza dello sviluppo com­ plessivo dovesse sopportare le spese psichiche di una troppo arrogante pretesa dello spirito di essere quanto meno possibile corpo. In un tale caso si tratta dei «subli­ manti» nel senso autentico della parola, cioè di co1oro che volgono tutta la fecondità del loro calore a mete asessuali (incluso anche il concetto di amore per gli esse­ ri umani se inteso concettualmente anziché personalmen­ te). Trascinati troppo lontano dal nucleo del personale - e in quanto tale sempre ancora influenzato erotica­ mente - fasciano la parte radicale della loro sessualità in una profondità dalla cui incoscienza sbarrata al sole non può da nessuna parte fiorire un'affermativa gioia dell'Io, mai unire in sè la forza della terra e forza della luce. La lorn coscienza dell'Io poggia su un palmo di «terrestre» così esiguo come tra precipizi su una scosce­ sa cima di montagna da dove solo un capogiro sembra poterli riportare alla realtà della loro posizione - vertigi­ ne, come segreta attrazione alla caduta contro volontà. Certamente in ciò che lo spirito creativo comunica opera­ tivamente è rivissuta una pienezza di erotismo che arric­ chisce chiunque intraprenda veramente quest'opera. Ma ciò che giova all'opera, queste trasposizioni enigmatiche di calore sanguigno umano in forma spirituale, diventa per il creatore stesso non solo uno scarico da ciò che pre­ me, ma una spesa che è dissipazione di sè, che gli toglie il collegamento unitario con la sua essenza. Non vi è strada che conduca da «sublimazione» a «sublimazione» che evita le voragini che si frappongono come non vi è da ci­ ma a cima senza passare per la via terirestre. Forse tali cosiddette «infime», cioè più sotterranee, 92

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