Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

meno, non era stato mai detto». Dire il diverso dal testo a condizione che si parli del testo stesso, compiere ciò che tuttavia appare già compiuto. Stabilire un'identità nella forma della ripetizione e dello stesso, e istituire questa identità in un altro testo, a sua volta disposto a riaprire il discorso verso un ulteriore testo. Nello spazio che si insinua tra il testo e il commento il critico è giuocato dai sistemi di interdizione. L' explica­ tion du texte suppone nel testo il senso nascosto, e tuttavia, poichè si costituisce con un altro testo, deve fingere che qui non ci sono sensi nascosti. Se ogni com­ mento ridice l'opera, non si pone di per sé come dicibile da un'altra opera, anche se deve sancire la disponibilità verso tale -evento. Il testo e la critica sono in un campo di reciproche interdizioni. Il sistema della critica enuncia queste interdizioni ma­ terializzandole in figure e in categorie: ne fa addirittura una disciplina, col suo bravo capanno degli attrezzi. Prendiamo la nozione di avanguardia: la sua formulazio­ ne, trasportata dal campo della sperimentazione artistica al campo della critica, è diventata, oltre che determi­ nazione di una forma particolare di arte (in aperta con­ traddizione con il senso di ogni cultura d'avanguardia), un meccanismo di esclusione, metro di recinzione, sanzio­ ne di refusé, censura. Così l'avanguardia, contraddizione all'interno dei rapporti di produzione, nella fase imperia­ listica del Capitale (ponendosi essa come altro, come totalità, come politica), è fittiziamente ricomposta nell'or­ dine della critica, situata storiograficamente, deposta nel­ la classificazione temporale e gerarchica, insomma ricon­ dotta negli spazi dominabili e frusti delle poetiche e del­ la estetica. L'ordine della critica, assumendo la nozione di avanguardia, svela la sua totale appartenenza al merca­ to, la sua subalternità alle leggi del Capitale: cioè il suo non essere critica dell'economia politica. L'interdizione è 175

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