Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

Il pulchrum non è proprio un attributo, checchè ne pensi l'estetica teologica, ma è lo splendor formae, come dicevano i tomisti. Le estetiche lo hanno relegato ad og­ getto del discorso, ne hanno colto la variabilità nei codi­ ci, le sfumature di luce nelle poetiche, il frammentario intenso lampeggiare nella intuizione: lo hanno coniugato alla metafora, unica, irripetibile, liberata da compromes­ si mondani e politici. Oppure lo hanno rinchiuso nella cella della rappresentazione, poliziescamente sorvegliato dai ministri dello stato di cose esistenti, nella cella dove soli sono ammessi scrittori e critici di tendenza, talvolta compagni di strada, sinceri democratici, firmatari d'ap­ pelli, tutti delegati dal partito in nome della classe. Dopo la critica della religione, bisogna praticare la critica dell'economia politica. Perchè il sistema trinitario, sopra descritto in para­ menti sacri (critica è anche dissacrazione), ha una sua solidità storica: il Mercato, assumendolo per intero nelle leggi della produzione, ne ha sancito la permanenza. Il nome dell'autore è merce, le sue pratiche specifiche sono merce, il suo ruolo, esaltato o negato, è merce. Il testo è merce, la sua struttura, palese o refoulé, il suo senso so­ no merce. L'interpi:;etazione è merce, la sua produzione d'un altro testo, 1a sua tumultuosa fissazione in metodi e pratiche, in discipline accademiche e in querelles militan­ ti, sono merce. Eppure la contraddizione attraversa tutte e tre le istanze. La talpa del capitale che ha il nome di critica dell'economia politica, scava in questi tre terreni, noncurante della loro solidità petrosa o della loro ingan­ nevole erbosità, dei paludamenti sacri o della razionali­ tà laica. La storia della produzione letteraria, la storia delle interpretazioni, la loro organica appartenenza ai sistemi di sapere nella produzione, sono di continuo insi­ diate dal lavoro della talpa. La fine della trinità autore-testo-interprete passa at­ traverso ,la critica dell'economia politica. 172

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