Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
uccidere il"padre, dove c'era l'es, far nascere in scrittura l'io. Ma ,l'Anteriore si vendica di questa trasformazione: il testo incombe col suo statuto sull'altro testo, che vuole invece esserne la critica, anzi lo recinge nello stesso spa zio di scrittura vincolandolo ad un processo di recipro che interdizioni. Il soggetto del nuovo ,linguaggio si sco pre determinato non appena costituito. La scena origina ria sorveglia argutamente il giuoco. La nuova terra Il pelago della politica, sia l'insabbiamento nelle sec che delle strategie riformiste, sia lo smarrimento nelle onde tumultuose dei progetti "alternativi", risospinge sulla riva dove la scrittura dice la quiete e la delusione, l'impotenza e la memoria del mare. Una scrittura sulla sabbia. La si decifra che già il vento la scompone e riscri ve. Inseguendo questo giuoco di modificazioni il critico naufrago, scampato ai pericoli della prassi, con sulle spal le una bisaccia di viltà, dà fiato alle residue forze. Le parole scomposte sulla sabbia ,le va ricomponendo. Il te sto, già scritto, torna a riscriversi sotto i suoi oc chi. Prende corpo la coscienza che rè lui, il critico, a ravvicinare il puzzle di parole, a provocare la nascita del senso, a soffiare sulla sabbia come fa il vento. Una sostituzione. Una finzione. Un lavoro rassicurante. Il te sto pI1ende consistenza, il critico vede solo ormai quello 166
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