Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975

.fasciata là nel deposito acido dei sedimenti. Non captate che una volta su due l'onda ardente che vi disfa gli occhi. Tuttavia, tutto avviene come se, attirato dalla brucia­ tura, voi doveste non entrare in questa violenza ma ve­ derla, appostato a una distanza infinita, di sbieco, impe­ gnato senza padre nè metodo in una guerra immobile che sarebbe un montaggio. Altrimenti come potreste di­ stinguere la pagina e la paura, il pericolo dalla luce, la morte e il gioco? E' così che - il testo improvvisamente si fende, ,la storia si fende. La lingua è intercalata da questa finzione che vi si spande. Mi immagino sulla passerella mentre in­ contro mio padre avvolto nella sua lingua deportata; e lui, freddoloso già, sguardo congelato, bestemmie punta­ te sul sistema solare. Un capitolo senza testa nè coda si cimenta e si lega alla dissonanza improvvisa dei fenome­ ni. Le donne sono in piedi in mezzo alle risa, incomin­ ciando a sentire il caldo nel freddo e il freddo nel fuoco. La materia nella liquidità della materia, donne che disfa­ no le cifre conficcate nella crepa del loro nome, portate dalla finzione della partenza. Così avanzate nella mia nuo­ va geografia, solo così. Lingua aperta. Sesso disgiunto. Come in trasparenza, potete vedere, nuda dietro la sua nudità senza fondo, la lingua bruciata della donna dissot­ terrata. - Più in basso, in fondo al testo, la firma, si dice, vacilla; le linee delle lettere, supporto composto di qual­ che padronanza, cedono o sembrano cedere. Ma non è forse sostenere (per quale profitto?) l'illusione della scom­ parsa della figa il fatto di sottolineare così questo cedi­ mento? Poichè, leggere implica sempre il risollevamento 162

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