Il piccolo Hans - anno II - n. 5 - gennaio-marzo 1975
mai lontanissime da noi, così il modello crociano ha su perato indenne il periodo delle secessioni linguistiche così del futurismo come dell'ermetismo e trasmette alle ge nerazioni successive un modello di classicità degno di Alessandro Manzoni». Il -linguaggio d'Italia, Rizzali, 1974, p. 330). Quanto Devoto evita di mettere in luce è che Manzoni e Croce sono poi i maggiori esponenti di un processo di unificazione linguistica nazionale operato secondo mo dalità direttamente legate al « progetto » della borghesia risorgimentale . Da Dante a Leopardi la questione della lingua ha a che fare con una materia complessa, la fatica dell'accumulazione primitiva gioca con le recinzioni an cora la domanda e la violenza che confronta all'Altro. Manzoni e Croce formalizzano nella facilità dello scambio la prima « traduzione » ( Grundrisse) di un linguaggio assimilabile al denaro. Scompare la barra e si determina il segno come unità di significante e significato. Una se miologia politica viene fondata in omologia alla economia politica. La domanda scade dalla violenza e si fa richiesta di mercato. La violenza è nascosta: perché la forma di espressione che nasce è la giustificazione di se stessa, si offre come espressione di tutti, «democratica», agibile facilmente e soprattutto usufruibile nelle aule scolasti che; è il modo di esprimersi dell'esempio e del paradigma. Se parole e linguaggio hanno funzione e campo nel- 1'analisi, la prosa manzoniana e crociana agisce invece come ipnosi. L'«armonia» prestabilita (valorizzata, non a caso, da Devoto) mette al posto del desiderio del sog getto il suo « aroma spirituale », lo trattiene sulla scena dell'imbecillità ideologica. Sotto il barbaglio di questo scudo di Atlante non ha più luogo il combattere. Non ci si misura più col linguaggio. L'io ben conser vato dell'uomo di bene potrà tollerare tutt'al più caute iniezioni di Es o di Super-fio, e la scomposta « trinità » 130
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