Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
.scritti sulla mano dalla cartomante si contraggono e dilatano ostensibilmente così li afferra di volo lo sguardo che vede in uno specchio una faccia sfasciata e rattop pata dal chirurgo_ Il chirurgo rende al collezionista la pelle del cieco morente, l'operazione non ha termine perché il soggetto non è morto ma si muove in una memoria folgorata. Titigre, la testa impercettibilmente voltata verso de stra, piccolo essere ben calligrafato che perde tutto il suo senso: messaggio muto che si indirizza a me - quello che in questo récit(alt)iccio ci si ritrovasse l'avreb be proprio cercato. - Cercare nelle cavità scavate del cranio il tracciato di uno sguardo che si perde nella sua cecità, una cecità che le orbite vuote irridono e che fo specchio invia al chirurgo (l'immagine virtuale è fatta, rappezzata) non può voler dire altro che tracciare di nuovo un percorso, seguire i meandri di un movimento di scrittura che si' perde su di sé e ritrova (strana cecità veggente) un soggetto non biografico storico, ma soggetto a un (quello suo) desiderio di scrittura -. Il suo corpo avendo cessato di muoversi prende forma infine di lettera morta: alto rilievo freddo della sua vita in buco. Lo sguardo, richiamo rassegnato, fram mento definitivo di niente nei miei occhi al suo posto -. Guardando di profilo sfuggire il volto, lo sguardo obliquo perde i lineamenti (questione di tempo?) la fi gura è altra, una falsa presa allo sguardo che non torna e non si fissa, ma ride. L'animale morto sfugge, per lo sguardo di chi lo in segue, non ha posto se non nel buco di vita che esso diviene al suo posto. Il riso interviene fra il cavo della morte e i miei occhi. Qui spesso il motto di spirito giuoca la sua partita 64
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