Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
La donna - dimora d'Islam (Nota sullo spazio islamico) Che la dimora e il luogo dove essa si riproduce e si agglomera siano segni e insieme fulcri di tutta una eco nomia del godimento, ecco un'ipotesi che per essere vera « in generale» richiede degli affinamenti e dei sostegni specifici, per il fatto stesso che sappiamo tanto poco dell'economia del godimento quanto dell'articolazione materiale di uno spazio da parte di una civiltà che viene a ombelicarvisi e a incidervi i suoi emblemi. Lo studio dello spazio islamico (architettonico) era un'occasione privilegiata per avere qualche scorcio dell'elaborazione con cui una società, ancora attaccata ai suoi legami tribali, dà corpo ai suoi fantasmi, alle sue esigenze di simbolizzare il suo « essere insieme», al suo dibattersi specifico con il reale in cui è presa. Qui la città prende subito la figura di una fermata nello spazio errante, nodo e punto-frontiera dello spazio nomade, di cui subiva periodicamente la scossa guer riera, man mano che una tribù più forte venuta dal deserto veniva a impadronirsi del potere centrale, a fio rirvi fino alla decomposizione e a cederlo alla seguente; lo spazio nomade essendo così il luogo dove la città trova (ivi compreso nell'immaginario) la sua autenticità e la sua perdita. Del faccia a faccia con la sua origine « de sertica» (che è anche una sorta di al di là), la città ha 31
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