Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

del1e sue capacità, eppure nel poscritto della stessa let­ tera n. 70 del 3 ottobre '97, gli appare in sogno per rim­ proverarlo di « essere goffo e di non essere capace di fare nulla». Lo accusa di incapacità come terapeuta e lo invita a lavarsi nell'acqua rossastra in cui lei stessa si era lavata prima, niente del genere nei ricordi e quindi un reperto genuino. Poi lo incoraggia a rubare i « diecini», pezzi da dieci Kreuzer, per darli a lei. Essa in definitiva sollecita il saldo di un debito che non è il/un debito simbolico. Si tratta di pagare il debito reale, di cui nessun « titolo» reca traccia, verso qualcuno che senza traccia è sparito, lasciando insoluto il debito mag­ giore, convalidato da ogni titolo, ma pur sempre debito « simbolico». La stessa storia torna due volte, come osserva Freud nel « piccolo saggio su Die Richterin » di C.F. Meyer, inviato a Fliess nella lettera n. 91 del 20 giu­ gno 1898. « Da dove proviene il materiale degli adulteri, delle nascite illegittime, -eccetera, necessario per creare questi romanzi [i romanzi familiari dei nevrotici]? Generalmente dal basso ceto sociale delle ragazze di servizio. Tali cose sono così comuni in quella classe che non vi è mai difetto di materiale, e tutto è reso più facile se la seduttrice stessa è una domestica. In tutte le analisi si rileva la stessa storia che torna due volte; la prima volta come una fantasia relativa alla madre, la seconda come un reale ricordo riferito alla ragazza di servizio. Questo spiega perché in Die Richterin - che è la madre - la stessa storia appaia due volte immutata, cosa che letterariamente non va troppo bene. La padrona e la serva finiscono per essere messe l'una accanto all'altra senz'anima. Alla fine la domestica lascia la casa; in ge­ nere terminano così le vicende delle ragazze di servizio; ma nella novella ciò rappresenta anche la punizione della domestica. Questa parte del romanzo familiare serve anche come vendetta contro la madre severa, che ha colto in fallo e sgridato il colpevole. Nel romanzo fami- 20