Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974

delle deictiche 7 che avvitano, in qualche modo, l'enuncia­ zione al soggetto dell'enunciato. Il pericolo è aggravato quan­ do significati senza referente fisso, sono lasciati andar in libertà (dalla morte, dal sogno, dalla stregoneria, ecc.). Tutta la stabilità del sistema denotativo territorializzato è allora compromessa. A una pratica semiotica di gruppo rischia di succedere un sistema di denotazione coscienziale, individuata e trasparente a se stessa. L'enunciazione collet­ tiva territorializzata è minacciata nei suoi fondamenti. Gia­ guaro! Che cos'è, ora, dinanzi alla cosa morta? La parola gira nella testa. Una parola senza rispondente, una parola che non risponde che a se stessa: un doppio si è costituito che vive la propria vita semiotica, sempre sul punto di investirsi su un referente di ricambio, di abbattersi su un oggetto losco, di compromettere le rappresentazioni domi­ nanti, di espropriare le istanze di potere e di assicurarsi il controllo delle macchine desideranti. Il concatenamento territorializzato dell'enunciazione come pure l'individualizzazione del soggetto dell'enunciazione ci sembra dunque fondamentalmente dipendere dai rapporti particolari che la produzione desiderante intrattiene, in una società data, con i flussi più o meno deterritorializzati, e i mezzi che sono messi all'opera per scongiurarli. 3) / concatenamenti collettivi delle semiotiche a-signi­ ficanti. Il sistema dei segni perde l'autonomia della sua strati­ ficazione senza per questo ricadere nel modo di codifica naturale. Semplicemente, cessa di rinviarlo al significante. L'informazione si dissocia qui dalla significazione. Essa di­ venta, per riprendere un'espressione di Abraham Moles, una misura della complessità dei sistemi macchinici 8 • L'op­ posizione si accentua tra, da una parte, le forme significative ridondanti, e dall'altra, un'espressione informativa che tende a sfuggire a ogni comprensione. (Non c'è niente « da com­ prendere» nelle equazioni della fisica teorica.) L'informa­ zione macchinica sfugge alla rappresentazione strutturale: essa è costituita da « ciò che aggiunge a una rappresen­ tazione »; vale a dire l'improbabile, il non ridondante, dalla rottura nel tessuto dei flussi, di segni e dei flussi materiali e dalla produzione di congiunzioni inedite. I doppi della rappresentazione sono ri-articolati diretta­ mente sulla produzione o sussistono a titolo di arcaismo, di residui, di sogni perduti. Come dicono gli indiani: « i 131

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