Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
Per una micropolitica del desiderio I Da tempo l'uditorio della psicanalisi ha oltrepassato il quadro delle sette che la costituiscono. Nella misura in cui si è proposta di definire una norma, la norma di ciò che è bene e male, il limite tra il normale e il patologico, essa è scivolata sul terreno politico. E', questa, la conseguenza del fatto che le forze sociali che si fronteggiano nel processo di produzione capitalistico sono direttamente interessate dal la definizione di un tale sistema di norme, di un modello di vita, di un modello di soggettività desiderante che corri sponde al tipo d'individuo « normalizzato» che è richiesto dal sistema. In altre epoche querele religiose o filosofiche hanno intrattenuto lo stesso tipo di rapporto della psicana lisi con il campo delle lotte sociali. Ma la politica, per la psicanalisi, consiste anzi tutto nel pretendere di situarsi fuori del campo politico e nel rivendicare lo statuto di scienza obiettiva. Essa ha tentato di appoggiarsi a diverse scienze, alla biologia, alla fisica e, più recentemente, alle matematiche e alla linguistica; ma non è riuscita che a mimarle. Inoltre, non è mai arrivata a liberarsi da un funzionamento di tipo gruppuscolare che fa assomigliare le società di psicanalisi più a corporazioni gelose dei loro interessi che nOIIl a sooietà operanti per l'avanzamento delle scienze. In mancanza di una cauzione scientifica seria, la psicanalisi si è rifugiata in un'attività « letteraria» in tutte le direzioni che non ha per tanto contribuito a chiarire la sua pratica reale. Nello stesso tempo in cui scopriva la portata degli inve stimenti inconsci di desiderio, il freudismo si adoperava per 119
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