Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
nella parola interviene nella lingua come rottura della struttura psicologica del soggetto e come quell'effetto di conoscenza e di analisi che sposta la coscienza data e la motivazione iniziale. Il primo caso è preso in un sapere dato e mantiene un metasoggetto garante della distribuzione degli ele menti in gioco nella sua scrittura e, sopratutto, garante della misura di approssimazione costante da tenere nei confronti di una certa carica emozionale. Il secondo, prende rilievo dall'effetto di analisi che costituisce l'in scrizione effettiva della posizione del desiderio, questo vuol dire che tutta la scrittura è risucchiata verso una metafora centrale sessuale in cui il soggetto ha a che fare con la verità del suo desiderio, verità che la scrittura incontra per lui e in cui lui come soggetto è perdente, cioè perdente il proprio sapere e la propria coscienza; analisi e traversata del sapel'e dell'Altro come prece dente al proprio. Allora la colpa è svuotata e la parola analizzata, pas sata nel corpo e con questo nel reale, è dall'altra parte della notte e della conoscenza, è fuori dallo spazio del male e del monoteismo, il lutto ha termine. Il lutto ha termine non come superamento del rap porto fra significato e reale e come guarigione, ma ha ter mine in quanto da parte del significante c'è una sorta di presa su di sé dell'atto della parola, che lo scritto man tiene, incontrando la verità non dei contenuti ma la ve rità del disfacimento della relazione trasparente e chiusa fra parola e significato; l'approssimazione all'impossibi le metafora sessuale li unisce ancora (parola e significato) ma nell'opacità. La significazione è presa nello spessore della sessualità inscritta come in una griglia in cui il soggetto è portato dalla propria sessualità a porsi nella parola e a perdersi. A perdersi _ precisamente come sape re e coscienza nel momento in cui l'accesso al linguag- 114
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