Il piccolo Hans - anno I - n.4 - ottobre-dicembre 1974
,.dere e di ritenere, la struttura soggettiva si costituisce precisamente come il male che all'originale fa macchia, come quel riempimento di un senso che cancella la vi sione (ciò che altrove chiamavo la nebulosa dello sguardo) per tenersi a un visto, per produrre e mantenere quel tesoro di cose viste e conosciute in cui si muove disin-voltamente un soggetto (non vide che comuni piante in vaso, una quantità di gerani, alberelli di mirto e simili). In questa posizione disinvolta del soggetto la copia non è veramente possibile (essa esiste in quanto tutto è - c opia) perché la campana di vetro diviene determinante; il mito della caverna lascia comprendere che le figure riflesse sono guardate da un punto virtuale all'interno della caverna senza che da essa sia mai possibile usci re - in essa si situa il discorso della conoscenza. Nasce allora un'estrema interrogazione dalla macchia caduta sull'originale, la soggettività posta nel male, nella · - conoscenza, viene meno al riempimento di senso che essa stessa porta al mondo lasciando che una macchia galleggi goffamente sul tessuto ordinato dei manoscritti. Ma se l'atto inaugurale del desiderio di sapere cancella la di:stanza dalle pergamene senza senso, cioè dall'originale, la copia diventa trascrizione alfabetica o di senso e la mac chia del soggetto non si stacca dall'originale, un solo e unico testo mantiene il percipiens e · il perceptum. Nella visione-nebulosa della fiaba, visione notturna - dell'autore che si accinge alle dodici veglie, le figure an· zich é essere guardate da un punto virtuale e interno, guardano esse stesse verso un interno che, d'altra parte, 'faticano a trovare. Lo sguardo dell'esterno, la violenza con cui Maldoror è guardato dappertutto, (cfr Lo sguardo di Lautréamont ìn « Il piccolo Hans » n. 2) segna uno spostamento della scrittura dal cogito diurno a una posizione decentrata <love non si mostra il luogo di insorgenza dello sguardo_ 101
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy