Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974
parlare seriamente del non sapere indipendentemente dai suoi effetti. Dei suoi effetti, è evidente che possiamo parlare, mal grado la contraddizione fondamentale sempre rappresen tata dal fatto di parlare del non sapere. Beninteso, resterà qualcosa di paradossale nel fatto di parlare, quando si è enunciato il principio del non sapere. Ma infine, mi sono già espresso su tale questione . Mi sembra che potremmo ammettere che qualunque sia la proposizione in cui si ri solverebbe finalmente una filosofia del non sapere, non ci è comunque tolto di parlare della possibilità dei suoi effetti. Insisterò ora, d'altronde, su un altro aspetto delle dif ficoltà che pone l'intepretazione del riso. Credo sia vano voler affrontare il riso come un'enigma che la filosofia personale di un autore, elaborata indipendentemente dal la considerazione del riso, gli permetterebbe di risolvere. Vi è sempre qualcosa di molto interessante nello sforzo che consiste nel mettere una filosofia già fatta alla prova del problema del riso. E' sempre molto interessante nel senso che è anche riconoscere che una filosofia deve es sere in condizione di dare la chiave del problema del riso. Ma io credo che questa chiave non può aprire niente se non è fabbricata apposta per la serratura di cui si tratta. Credo che occorra, per adoperarsi a risolvere il pro blema del riso, partire dalla considerazione del riso, in tutta la misura in cui si fa opera di filosofia. Mi sembra che la riflessione filosofica, per risolvere il problema, debba fin da principio riferirsi al riso. Ciò può sorprendere dato quello che ho appena detto. Ma si tratta evidentemente di una contraddizione super ficiale. Ho già detto che non si doveva isolare il problema del riso, che bisognava al contrario congiungerlo al pro blema delle lacrime, al problema del sacrificio ecc. Ma quello che voglio dire è essenzialmente che occorre parti- 77
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy