Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

strutte, esse restavano preservate. Solo l'indifferenza le­ gata all'uso di uno strumento distrugge il «naturale» delle scritture, la loro prossimità al «cominciamento», situandole in una repetitività innocua segmentabile al­ l'infinito, dentro un commerdo di idee. La scrittura registra allora la storia e i commerci. I misteri iniziatici, le stele funerarie, le parole degli dei, restano sepolte sotto la comunicazione. Per mare la nave commercia e riga l'infinita distesa con la sua rotta. Discendente dai fenici, chi riga la linea chiude sotto ài sé l'abisso indistinto che passa nella lettera, abisso in­ distinto in quanto non accentuato e posto invece, inte­ ramente, nel libero gioco combinatorio della differenza. Il sotto-riga o il tratto che riga un indistinto per renderlo significativo si presenta come una frontiera, un baluardo che separa e difende la città dal suo esterno, il dentro dal fuori, il soggetto dal vuoto della riga in­ differenziata. Il soggetto protegge ciò che ha e sa con una sotto­ lineatura, finché tutte le righe marcate si allineano e formano la superficie unitaria del nuovo libro; in esso il soggetto sa e unifica il suo sapere davanti a sé per viverci confortevolmente nel riconoscimento assoluto. Non è questa la sconfessione del feticista? Non ac­ cettando di non aver saputo, prima di vederlo, il sesso femminile, egli non può che tirare una riga sulla rap­ presentazione di esso e su questa riga asserragliare il proprio sapere. La riga che sbarra il sesso femminile, ripetendo il taglio, lo prolunga come una coda minuscola al di sopra e al di fuori di esso; da allora ff feticcio passerà da questa riga. Essa attraverserà anche il sesso maschile, sbarrando il pene, il feticista dovrà ogni volta rivedere la propria castrazione sconfessata, riaffermando la riga che lo ripete, lo interrompe per riassumerlo, questa vol­ ta, senza differenza. 52

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