Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974
Se parliamo di corpo ecco che il nemico ne fa presto la propria bandiera. Se tagliamo la testa, ecco che il nemico diviene il signore delle teste tagliate. Ma pure c'è qualcosa che il nemico non può usare. Due film: Il portiere di notte della Cavani e Lancil lotto e Ginevra di Bresson. La Cavani l'ha tentato l'im possibile. Di impadronirsi di Sade . Ma l'ha collocato, l'impossibile, sul piano psicologico dell'eterno. Il suo discorso sembra il contro-Cuore. Parlare male della vit tima. Non cedere al sentimento. Ma le sue inquadrature sottolineano gli sguardi. L'ebrea superstite e il carne fice «superstite» si incontrano perché si incontrano gli sguardi, non per niente nella platea di una sala di mu sica. Il significante teatrale è sceso nel luogo della «real tà» dove i rapporti sono rapporti tra uomini. L'impos sibile psicologizzato. «Questa donna (scrive la Cavani a proposito del suo film e degli incontri che l'hanno pre parato) mi rivelò un fatto per me estremamente scon certante: da quando la guerra era finita e l'esistenza aveva ripreso la sua routine lei andava ogni estate a Dachau per un paio di settimane. Si prendeva le vacanze e andava a spenderle lì. Le chiesi perché ci andava, perché non andava invece il più lontano possibile. Non riuscì a rispondermi con abbastanza chiarezza (avrebbe forse dovuto essere Dostoewskij), ma la risposta, mi dicevo, la dava con quei suoi ritorni: la vittima, anziché il carnefice che torna sul luogo dei delitti . Perché? Oc corre sondare l'inconscio per saperlo» {cfr. Il portiere di notte, Torino 1974, pp. VII-XIV). Per rispondere con abbastanza chiarezza ci vorrebbe uno scrittore, e ad uno scrittore la Cavani si rifà, ad uno che è stato anche la «vittima» per eccellenza, l'ebreo Simon Wiesenthal di Gli assassini sono tra noi. «Lentamente imparai che fra il bianco e il nero c'erano molte sfumature di grigio: grigio acciaio, perla, tortora. E anche sfumature di bian co: nemmeno le vittime erano sempre innocenti». Len- 33
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