Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974
Alla parola tedesca Gleichnis corrispondono diversi significati in italiano: Gleichnis, infatti, può tradursi con parabola, ma anche con similitudine, allegoria, metafora. Provvisoriamente possiamo intendere questo termine in riferimento a quello spazio allusivo da cui abbiamo preso le mosse allorché abbiamo distinto da quello quotidiano, cioè riferito alla quotidianità, un linguaggio privo di re ferenti reali in quanto estraneo al mondo sensibile e non applicabile ad esso. Nel discorso Van den Gleichnissen si ripropone, sia pure in modi diversi, quella stessa distinzione: solo che ora il mondo sensibile è propria mente definito come il mondo del quotidiano travaglio, « tagliches Leben»; l'altro mondo è un « Driiben», un « dall'altra parte», un mondo di Gleichnisse .! di metafore. La tensione antinomica tra questi mondi reciprocamente estranei ricorda singolarmente la caratteristica ambigui tà-estraneità del mondo secondo Husserl. « La familia rità - scrive G. Brand - è insieme estraneità. Il mondo come familiarità universale è, in un certo senso, la pos sibilità del rendersi noto dell'estraneità, la possibilità che l'ignoto si trasformi continuamente in noto. In que sto movimento noi avvertiamo sempre uno sfondo igno to, il quale però, a sua volta, è sempre ignoto soltanto nella possibilità del rendersi noto» 14 ). Se rovesciamo questa affermazione c'incontriamo con Kafka. La « fa miliarità universale del mondo», in cui si danno signi ficati stabiliti e definitivi, nasconde l'estraneità di esso in cui quei significati si dissolvono, diventano umbratili o inafferrabili: al limite, quell'estraneità porta all'annul lamento di ogni significato dato. Il movimento è l'oppo sto di quello dell'io husserliano. Il movimento dal non essere-noto al noto, in cui si realizza per Husserl l'auto comprensione dell'io e del mondo, va per Kafka dal noto al non-essere-noto, dalla presunta certezza all'an nebbiarsi di ogni certezza, dalla stabilità della presenza all'assenza di ogni stabilità e di ogni presenza, dalla quie- 137
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