Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

Il pane degli intetlettuali « riaprii gli occhi ma stentavo a distin­ guere mia madre da mio padre o da mia sorella o da mio fratello » ( Oreste Del Buono, l peggiori anni della nostra vita). Che non ci sia avanguardia oggi in Italia non è chi non sappia, ma qualcosa di nuovo sorge tuttavia. E' finita l'epoca del poco credibile colpabilismo intellettuale (poe­ sia impossibile dopo Auschwitz; fine del mandato sociale, rapporto fallito tra « scrittori e popolo », edizioni più o meno marcusiane di teorie del capitale totale e della chiu­ sura dell'universo del discorso). Sembra che gli intellet­ tuali riscoprano una loro funzione, una funzione di mes­ saggio, di vaticinio. All'epoca dell'illusione del miracolo economico (le grandi tirature - epoca del!'euforia di let­ teratura e industria) è succeduta un'epoca di perplessità (io a cosa servo?) cui succede ora qualcosa di nuovo nella forma curiosa di una mediazione cercata tra il tradizio­ nale filone intimistico della letteratura italiana con quello carducciano di un appello patriottico: la « cronaca fa1-ni­ liare » di pratoliniana memoria diventa « Stor_ia » ( vedi Morante). Qualcosa di nuovo, anzi d'antico: perché la no­ vità in questione è una Retroguardia, dove la ripresa della memoria privata (con riferimento costante alle figure mi­ tizzate del padre, della madre, del fratello, ecc.) cancella Freud e la ripresa del contesto storico (che per essere ricordato è spesso resistenziale) cancella Marx. Ritratto in piedi di Giovanna Manzini o Viaggio mi­ sterioso di Alberto Bevilaqua ci sembrano due esempi ad 114

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