Il piccolo Hans - anno I - n.3 - luglio-settembre 1974

esser in grado di trovarsi in una pos1z10ne dominante, malgrado ogni sfortuna immaginabile. Devo dire che non posso parlare di ciò senza riserva. Trovavo abbastanza felice, direi, per me rappresentare le cose in questa maniera; ma malgrado tutto vi è qualco­ sa che disturba, mi sembra, nei personaggi di Hemingway. Io sono infastidito, in particolare, dal giorno in cui so che Hemingway, a una data che non conosco, si è con­ vertito al cattolicesimo. Evidentemente, per molti, può invece essere gradevole saperlo. Per me, ciò m'ha deluso profondamente. E io metto questo in rapporto con quello che il personaggio ha d'altra parte di deludente. Tutti co­ noscono il suo anti-intelletualismo profondo, e io credo che questo anti-intellettualismo renda conto di ciò che ha di molto corto in fondo, di assolutamente anacronistico, l'affermazione della morale del signore che egli ha perse­ guito attraverso la sua opera. Sono io che dico che egli ha affermato la morale del signore, ma credo che sia pos­ sibile dirlo. Tuttavia, vorrei insistere sul sentimento piuttosto pe­ noso che mi dà l'odio che Hemingway ha per lo sforzo in­ tellettuale degli uomini, non che io non percepisca e an­ che che io non condivida la possibilità di un sentimento di grande ripugnanza riguardo a tutto ciò che è intellet­ tuale, ma penso che questa ripugnanza, bisogna anche su­ perarla. E' necessario superarla. In effetti, non credo alla possibilità di evitare d'andare fino in fondo alle cose. Il mondo attuale ci pone dei problemi molteplici, che sono legati, pe� esempio, al lavoro e a tutte le questioni che esso pone. Ad ogni modo, io credo che, in questo mon­ do del lavoro, noi siamo come gente che ne subisce la legge, non possiamo sfuggirvi, non possiamo giocare ai pescatori, cacciatori e amatori di tauromachia che non hanno nient'altro da fare, e non possiamo, reciprocamen­ te, ignorare ciò che lo sforzo disperato degli uomini per 109

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