Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

nessa veniva la tenerezza tiepida delle cavità organiche, la loro vertigine, ma più ancora la promessa. Per questo Vanessa doveva essere ripresa da sem­ pre: senza di lei non tornava la vegetazione e i pollini mancanti chiudevano il circolo della sterilità in un cre­ puscolo senza colori. Senza di lei la notte è pronostico della perdita dei colori e del sangue che l'anima non compensa affollando il buio arcaico di morti che invi­ diano la paura. Vanessa doveva essere ripresa a Opi che la voleva avaro per sé, avido della limitatezza nel tempo. Come Vanessa era stata sottratta da Opi non ha im­ portanza. Qui conta il movente e il risultato: per invidia egli aveva rapito Vanessa, per invidia verso Camilla, per invidia come gli antichi dei, l'invidia degli dei tre­ menda rancorosa e potente che perpetua il rito dove ogni modificazione insinua l'angoscia dell'irrecuperabile e il padre dice del figlio: « E' diventato come uno di noi quanto a conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita e ne mangi e viva eternamente». Questa l' ,arroganZJa av i a11a. Eoco perché Opi aveva sot­ tratto Vanessa. La luna d'unghia. Parte del suo corpo. Primo o ulti­ mo quarto. Di Vanessa non era rimasta che quella falce sottile d'unghia trovata sul blù di un cuscino. Primo od ultimo quarto. La forma si rivolgeva all'intera vicenda lunare e al suo compiersi. E anche quell'unghia di luna non era più che memoria. Come il volo senza sopra né sotto lungo il luccichio ritmato del metallo e del cri­ stallo, avendo sopra automobili dipinte, sotto rondini e colombi e viceversa. Aveva udito Opi camminare nel giardino sul far della sera. Aveva avuto paura . Era stato cacciato dalle frut­ tuofrondosità con spinta omicida. Mentre senza sopra né sotto cadeva lungo la luminaria del metallo e del cri- 90

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