Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
insidia, lontano dai gabbiani lugubri, e aveva insistito per abbandonare l'ellissi derisoria della nave pur avendo paura delle profondità invisibili popolate di bocche. Poi il suo rapimento nelle profondità e la sua restituzione erano accaduti . Il desiderio incontentabile della forma di yanessa del suo tepore dell'umidità, dei colori sfol goranti che ci sono anche al buio, del caldo bagnato della vagina, delle sue complicatezze morbide e dolci di sapore, del perdersi dentro ritrovarsi nel dominio generoso e nella sudditanza, lo aveva chiamato al ritor no; ma ancora di più l'orrore della solitudine che lo precipitava in cunicoli la cui luce andava chiudendosi al fondo. Prima che l'ultimo punto. E là, nella insidia delle macchie, senza orologi né meridiane, in quelle sale da pranzo non frequentate, percorsi gli anditi da passi attutiti sempre già oltre un angolo, incapace di abbandonarsi a storie mediocri di sirene, incapace di fruire dei sentimenti del pescatore incerti anche essi fino al disordine e al silenzio delle parole, l'angoscia lo chiudeva in intestini labirintici di massima solitudine e di morte. Ecco ,ohe a.Mora egli udò dentrro sé di voler rinascere. Ma non poteva da solo. Dopo la nascita e l'essere uccello, sole, calore, violenza, orina, nome, la coscienza del sé era stata morte, conquista intermedia e vertiginosa mutazione della biosfera, esplosione del divino però violato dal tempo e dal qui, solitudine di vina oppressa dal prestabilito e non gratificata dall'ar monia. Lo schema corporeo, destinava lui e il pesca tore a divergere gli occhi. Ma la forma curva di Vanessa sempre ritrovava se stessa, matrice di vita e di morte. E il perdersi era ritro vare, avvinghiati penetrando, escluse solo le radici ulti me della vita, e gridando non il godimento ma il suo verificarsi in contemporaneità. Oppure anche la risonanza di una medesima lun ghezza di molte onde: costringere il pescatore a rifiu- 86
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