Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

gnando i passeggeri e il ponte. Pensò di arrampicarsi sulla parte più alta della nave. Scansava i passeggeri avvinghiati e mugolanti correndo verso il castello di prua. Gli venne in mente il pescatore e se ne dimenticò. Incespicava in quelle membra senza colori, affusolate, che avrebbero potuto essere trasparenti, urtava contro le opacità sagomate da cui sbucavano occhi bianchi e neri, cercando di correre in quello scivolare e inciam­ pare. L'angoscia della caduta cresceva con l'obliquità del ponte verso l'agitazione schiumosa verbeduia. Ince­ spicò, si aggrappò, cadde insieme a una esilità impaurita che lo avvinghiò ed egli si avvinghiò ad essa. Sentì il calore del corpo e la forza della stretta . Urlarono nella cecità improvvisa. Di colpo il buio si fece negli schianti del metallo, nei colpi delle onde e in quel mugolio comune rotto da parole urlate. Camilla e l'altra stavano avvinghiati rinunziando al­ l'inutilità della fuga. Bagnati e sballottati si ripetevano un estremo disperato angosciato tenerissimo « ti amo, ti amo». Aggrappati anche con le unghie. Così rimasero finché un oggetto metallico la colpì e lei si disfece, si sciolse da lui, abbandonata gli scivolò tra le braccia por­ tata via dall'acqua fragorosa. Camilla urlò allora ma il grido di solitudine gli morì in un'onda che lo soffocò lo prese lo inabissò in spazi senza riferimento. Alla fine fu vomitato all'asciutto. Rimasero indietro nella stanchezza gli atri e i cor­ ridoi della metropolitana bianchi di neon oltre le curve labirintiche senza fine. Aveva cambiato i treni e aveva aspettato il loro arrivo sotto le volte delle stazioni anne­ rite dallo smog. Aveva guardato · l'accesso nero delle gallerie sotterranee e invisibili. Viaggiatori fermi sull'orlo della banchina guarda­ vano le rotaie profonde o camminavano strascicando l'attesa inconclusa e la noia. 84

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