Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

essere qui. lo non so cosa sia accaduto ma non si arri­ vava mai all'uscita e così noi stavamo ancora girando per la nave quando è ripartita. Ora, noi dobbiamo asso­ lutamente sbarcare a quel porto, non a questo dove andiamo ora che è quello dal quale siamo partiti. Mi pare logico. Quindi noi dovremo rifare il viaggio un'altra volta ancora oltre questa, che è molto seccante perché io ho urgenza di ritornare». Che sorriso gattesco, la mano trasmetteva calore alla spalla, spiacevole e insieme inson­ noliva, « Lei può viaggiare quanto vuole sulla mia nave». Tornò in una notte di maschere, di vino e di fiaccole. Fiori e dolci erano lanciati sul suo domino scarlatto. Sul canale, fatto riflessi e voci, giunse al portone illu­ minato: la festa era aperta. Aggirò lo scarlatto irricono­ scibile per le sale, per il brusio e gli scoppi di voce, fino alla musica. La musica, i passi leggeri, la forma delle dita, la carne dei fianchi. Una farfalla d'argento, con grandi ali di seta, appoggiata la mano a quella invidiata di un mago d'orien­ te gli offriva girando gli occhi e il sorriso. « Noi dovremmo sbarcare in quel porto prima pos­ sibile. E' stato un contrattempo molto seccante che non siamo riusciti a trovare l'uscita prima che il traghetto ripartisse. Molto grave, in fondo ripugnante . Un abo­ minio». « Perché nomina l'orrore e gli scongiuri? Non le sembra troppo?». In effetti parve troppo a Camillo che cacciò l'imbarazzo delle mani in tasca e guardò l'assito del ponte. Scogliera? Iceberg? Mano divina o casuale che tap­ pò un tappo del fondo della nave? Il traghetto si reclinò su un fianco. Una murata era sfondata. Camillo precipi­ tato contro vide vicine le gobbe gonfie e il buio delle cavità. La schiuma agitata minacciava la luminaria della nave, alzava i suoi schizzi oltre la murata sfondata ba- 83

RkJQdWJsaXNoZXIy