Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

La seduzione era sui loro visi che Camillo non riu­ sciva a distinguere e a ricordare distolto lo sguardo, e anche guardandoli non sapeva mai chi stava fissando. La seduzione irresistibile della comunità dei luoghi, l'in­ testinale gioia della rassicurazione, oh, perdio quante volte, Vanessa lontana, ma dove? Posseduta possedeva altri invece di lui. La contentezza che si snoda nei visceri infantilmente, in ritorni al caldo, al chiuso protetto, forse prima della luce irritante che costringe alla sepa­ razione e alla attività, perché negarla? Se c'è e da gioia interna, anche se. Guardò intorno quei passeggeri addossati uno all'al­ tro, ammucchiati come i maiali a cercare il contatto e il caldo: erano senza colore corpi senza muscoli affu­ solati non trasparenti e questa non trasparenza pareva strana invece di essere ovvia. Perché non erano traspa­ renti quando la trasparenza guardandoli pareva appar­ tenere loro? E invece erano opachi e dalla opacità sago­ mata sbucavano occhi bianchi e neri. Ma che strano mai traghetto era quello, intermina­ bile il traghettare volante sulle gobbe le cavità e le schiu­ me sotto la compattezza bassa delle nuvole da un oriz­ zonte all'altro. Come un pesce bianco vi navigava, auto­ matizzati i servizi e i comandi. Il capitano regnava sui pulsanti e i passeggeri. Aggirava per la nave la sua ele­ ganza blu filettata dei segni del comando, ben equili­ brato sulle gambe, stringendo ora a uno ora ad un altro la mano con la sua forte e sportiva di grande navigatore. I passeggeri si voltavano sempre verso di lui che attra­ versava le sale e i corridoi seguendolo con il moto dei volti ed egli li avvolgeva nel suo sguardo chiaro rassi­ curante e sorrideva come farebbero certi gattoni se sor­ ridessero. Spariva nei luoghi di comando vietati. Camillo lo fermò: «Noi», accennava al pescatore che sognava le diomedee guardando il volo lugubre dei gabbiani, « avremmo dovuto sbarcare. Non dovremmo 82

RkJQdWJsaXNoZXIy