Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
di interruttori girati per la luce gialla tra il rifrangere dei pendagli la sera a mezzo del lungo imbrunire . Per questo non restava altro che andare sulla spiaggia dove però la ghiaia franosa scopriva l'insidia delle macchie nascoste oltre quelle che coprivano i sassi di viscosità nere, innumerevoli. Inevitabilità. Mattine di sole bigio, o forse pomeriggi chissà. Inutili gli orologi. « Come si sta al paese?» chiese al pescatore. « Al paese? Così. Io ero sempre sulla spiaggia». Il volo tri ste di quei gabbiani. « Si torna indietro». Camillo ritornò in una notte di spade per le calli buie appena sfiorate le case dai suoi passi leggeri e affret tati. Nel campiello la luce infitta ai lati del portone faceva lunga l'ombra del pozzo. « Chi è?» Si chiese da dentro disperso il risuonare del battente umido. « Porto una let tera del patriarca latino di Costantinopoli». Fu fatto sedere alla destra dall'ospite. Gli fu servito cibo e vino e rinfocolata la legna sugli alari. « A Costan tinopoli Tommaso Morosini mi ha dato questa lettera per voi». Vestiva abiti francesi e disse di essere al ser vizio di Baldovino imperatore latino. La lettera passò nella mano forte e invidiata dell'ospi te. Leggendo carezzava la mano di Venessa alla sua sini stra. L'ira vorticosa del saccheggio e il sangue della capi tale d'Oriente; a Santa Sofia sul trono del patriarca una battona cantava una canzone, la violenza delle armi cro ciate e del sesso anch'egli l'aveva indossata come gli altri, franchi e veneziani, contro i greci infidi, troppo ricchi, di religione diversa. Il ritorno prometteva ancora la forma della casualità. Nel traghetto che volava sul mare tutto cavità e gob be schiumose verso le macchie e il liberty Camillo leg geva con attenzione su una targa metallica le istruzioni in caso di naufragio. 11
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