Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

Quando dopo una piccola frana minacciosa lo ebbe assestato, mosse anche l'altro che tra la ghiaia franosa scivolò sul molliccio oleoso e schifoso. La macchia. Ca­ milla rimase a gambe divaricate nel passo, una gamba davanti una indietro, con i muscoli tesi e l'equilibrio faticoso. Lo riprese l'esitazione e la inevitabilità delle macchie non numerabili. Valutò le distanze, minore quella dalla strada di quella dal pescatore. Le macchie, fitte e senza numero. Nel cadere dei sassi spiccò una corsa franosa a balzelloni; ansimante, ormai vicino, gli disse: « Venga via di qui». Il pascatore gli guardò le scarpe macchiate e i bordi nerastri dei pantaloni. Lo prese sottobraccio badando a scansare gli stivali dalle scarpe e alzò il cappello da tempesta sulla fronte. « Nell'acqua trasparente dove si allargavano gli spa­ simi della sirena il fondo tremava di colori e di figure ai colpi dei fianchi e del ventre verso le braccia aggrap­ pate allo scoglio. Quando sostò stanca si volse verso me, mi prese il pene già eretto nelle mani morbide e nell'acqua con dolcezza guidò il seme sulle sue uova. Non avevo mai provato tanto. Sorrideva, aveva · le mani cercanti, le poppe grandi, l'acqua era carezzevole» . Di nuovo l'esitazione, Camilla non ebbe il coraggio di interromperlo, la storia era bella ma anche perdio im­ matura scontata volgare tessuta di luoghi consumati e di regressione. Come poteva essere bella e brutta insie­ me? Di nuovo l'ambiguità, l'esitazione tra la quiete e il gesto. « Questi gli amori con le sirene. Non cantano, non sono fanciulle con piccoli seni, non sono pericolose e neanche divine: muoiono anch'esse, per questo devono riprodursi. L'amore tra uomini e pesci è una vertigine come certe parole. E' retrocedere impensabilmente e andare avanti all'indefinito, contemporaneamente. Il ver­ bo, .la parola c'era, c'è, ci sarà; basta saperla trovare, anche in noi che pure l'abbiamo. La parola c'era prima, 72

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