Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

vento, che alzando il mare alzava nuove macchie da infittire sulla ghiaia franante in su e in giù alle onde. La fila di facciate liberty si perdeva lunghissima a dimi­ nuire fino alle brume del paese e delle polene impreci­ sabili. Niente salvava i muri le porte le finestre le deco­ razioni floreali dalla decomposizione. Camillo era certo che tutto si stava decomponendo internamente come i volti dell'entroterra. Ecco, ma se la luce c'è al fondo dei cunicoli, se la luce non si chiude, se c'è al fondo dell'ansima di fare in tempo, se. Se la decomposizione è vita egli poteva ancora gridare contro Long-sight. Affrontare le macchie e rincorrere la luce diveniva possibile. Uno spettro bianco di traghetto passava verso l'at­ tracco, silenzioso nel mare infoschito di cavità e di gob­ be schiumose. Le polene, i pontili, le case si confusero nel buio che veniva incontro. Anche la linea inesauribile liberty perdeva esattezza. Perché non il fuoco a gassi­ ficare la decomposizione, affrettandola, lasciandola libe­ ra di decomporre totalmente o almeno veramente? Che ci faceva li tra le - macchie inevitabili a confer­ mare e riconfermare? Ritornò travestito. Arrivò in una notte di daghe su una gondola per il canale senza suoni né riflessi. « Chi è?» Si chiese da di dentro. « Sono l'Elettricista», rispose Camillo con ancora in mano il battente sonoro. Gli det­ tero un posto a tavola e accanto al fuoco . Ma egli guar­ dava Long-sight a capotavola e Vanessa che gli teneva la mano. Orrore della stanza non sua, ma dell'ospite e del clic­ clac delle grucce appese nel vacuo delle ombre triango­ lari dell'armadio, grucce pendule nel cavo scuro geome­ trico. La disperazione circolante nel sangue della soli­ tudine, della reiezione, dell'abbandono. L'armadio vuoto, 70

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