Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

<li ferro odoroso di ossido. Di fronte, a due palmi dal suo · viso, di là dall'avvicendarsi delle sue mani i volti pietri­ fìcati si sfaldavano nel muro senza numero e senza somi_glianza. Si arrampicava verso la luce altissima, la libe­ razione. I gradini svelti i piedi e le mani i volti oltre le mani ai lati e dietro. Il campanile verso l'alto si andava : stringendo e per quanto Camillo salisse veloce la luce - era sempre lontana. I volti si sfaldavano, la luce lassù forse si andava chiudendo. Passavano in primo piano davanti al suo sguardo che saliva, che forse non saliva -più, avanzava ormai senza direzione determinabile in rapporto al ricordo dell'esterno, interminabili sconosciuti . senza numero e senza somiglianza. La luce si andava chiudendo, ormai era indubbio, come l'obbiettivo di una macchina fotografica. La salvezza stava nel giungere prima che l'ultimo punto di luce si otturasse. Prima che .l'ultimo punto di luce. L'oscurità aumentava, le pareti gli si addossavano e 1o stringevano alla infinita iterazione dei gradini di ferro :afferrati dalla vicenda delle sue mani. Ormai era in uno oscuro budello di pietre che si sfaldavano interminabili . sconosciut e senza numero e senza somiglianza, le traccie , dei volti andavano scomparendo. Con lo sguardo rivolto :all'ultimo punto di luce Camillo strisciava, o si arram­ picava, progrediva, nell'angoscia che si stringeva attorno, , che andava chiudendo il fondo ancora illuminato. Egli : sapeva come al termine di un cunicolo la luce entri nella , concavità cilindrica sfumando in una ombreggiatura ver:so il buio. Sapeva come arrivandoci, la luce scoppi quasi improv­ visa negli occhi disavvezzi. La luce il trionfo la libera: zione la fuga, prima che l'ultimo punto. Si guardò le scarpe, poi si girò verso il pescaore: :anche lui si osservava gli stivali e con apprensione stu<liava i sassi all'intorno. Gridare era inutile a causa del 69

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