Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
di nero, con la demenza dell'età nel sorriso. Li aveva guardati da vicino nelle rughe contadinesche fonde molli pallide, fuori dai colletti delle camicie senza risvolto, mentre nel suo campo visivo, immobile per una forza fuori di lui, ma in lui, segno ficcato nella sua nuca, era entrata una donna giovanissima vestita e non vestita di un velo come una camicia o un mantello o semplicemente come un velame senza lunghezza e cucitura. La traspa renza viola, pervinca o ciclamino si perdeva nella carne e nel sole. Allora il tempo aveva ripreso a correre in tu multo, e il sangue la libidine l'avidità e l'inseguimento. L'enfasi della ammirazione lo fece volgere verso i vec chi, ma i sorrisi si pietrificarono e cominciarono a sfal darsi . Camilla afferrato dalla paura guardò dentro le palpe bre gli occhi senza pupille, le fronti grigie, le labbra indu rite, le guance ruvide che si screpolavano e dalle quali foglie di pietra si staccavano lasciando sfaldature cor rotte. Il naso il mento la fronte vennero invasi rapida mente e tutto sfaldò in una decomposizione grigia spia nata contro il muro. Fuggì seguendo la ragazza dentro il paese, la rincorse nel sole e nella polvere, alle sue spalle la chiamò per chiedere. Si volse giovanissima. Gli occhi scuri il naso piccolo le labbra grosse le guance si pietrificarono sfaldandosi. Camilla angosciato fuggì ancora avanti nel paese deserto. Entrò in una chiesa grande piena di gente. Tutti i volti al progredire del suo sguardo si pietrificavano. Finirono per coprire gremiti le pareti della chiesa di bassorilievi corrosi e sfaldati. Il suolo della chiesa era ormai sgombro, egli era la sola carne che ancora si muoveva sotto la vastità degli archi, freddi di penombra. In mezzo al grigio corse alla porta chiusa. Tornò indietro, il campanile gli offrì la luce in alto, nel fondo. Si arrampicò per la scala a pioli di ferro infissi nel muro. Le gambe spingevano agilmente e senza stanchezza, le mani afferravano saldamente il tondino 6.8
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