Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

Ma al ritorno del pescatore ricominciarono a narrarsi la storia, tratto per tratto. E alla conclusione di nuovo si persero nel silenzio. Un giorno Camillo disse: « Lo capisce che io devo uscire da questo limbo, da queste macchie e da queste non verità?». Ma il catrame c'era, per uscire bisognava sporcarsi. E Camillo non sopportava le scarpe sporche e macchiate. Restava a guardarsele invidiando il pesca­ tore che si sporcava. «Non le da fastidio quel catrame?» «Catrame?» Non ci aveva mai badato. Come accade, la sua attenzione ora che era stata centrata si fece mi­ nuziosa. Arrivò con straccetti e solventi con i quali ripu­ liva le minime macchie. Divenne meticoloso, prudente e osservatore nel deporre i passi, cercando di eludere l'inevitabilità del catrame. Narrava i suoi tratti di storia tenendo in mano sol­ venti e stracceti sempre più sporchi, untuosi, nerastri, che una volta gli caddero di mano ed egli rimase con il solvente inutile nell'altra, franato l'ultimo passo nella ghiaia, accerchiato, a una certa distanza da Camillo. Versò attorno agli stivali il solvente in un cerchio che rapidamente evaporò dai . sassi lasciando sbavature nera­ stre e allargate. Il vento portava via le parole. Tornarono a guardarsi i piedi accerchiati. La questione delle macchie nasceva da Opi. Camillo aveva la certezza. Come il nero dal nero, la paura e il potere si originavano da Opi. «Forse Opi stesso è paura e potere: da lui viene la sua stessa natura». Del resto era stato Opi a confinarlo in quel luogo fuori moda, fuori stagione, fuori mano, fuori tutto, perdio! In quel luogo dove i volti non restavano, senza numero e senza somi­ glianza, nell'entroterra di quell'isola separata da un brac­ cio di mare traghettato da navi bianche sporche e stra­ cariche. Li aveva visti i volti dei seduti lungo un muro vestiti 67

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