Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

l'ora nella luce uguale e la memoria della distanza dal risveglio e dall'uscita dall'albergo si perdeva. Si guardava le scarpe tra le macchie allargate e pene­ trate tra i ciottoli, avvolte spesso in sfere opache che pesa­ vano allo sguardo. Con un dito tentò di nuovo di sgom­ brare le scarpe dalla ghiaia, i vetri verdi molati, i piom­ bi, i legnetti levigati: impossibile. Levarsi le scarpe in mezzo alle macchie era rischioso e il rischio addensato di angoscia . Così nell'irresolutezza e nell'impossibilità rimaneva dov'era, in piedi, guar­ dando. Il pescatore raccontò al ritorno, seguendo il volo dei gabbiani: « fu un caso che la nave si fermasse da quelle parti per un avaria». Sostò nel ricordo e Camilla continuò: « nei momenti liberi dai lavori lei scendeva a terra a pescare, girando tra gli scogli in . cerca di gran­ chi, dormendo al fresco di un albero invece che nel caldo metallico del ponte. E quando quel giorno, non era la solita ora mitica del meriggio, era mattina forse le dieci, libero dal lavoro perché si era fatto male a una mano. E quando quel giorno, vide la donna nuda seduta sullo scoglio fu sorpreso dal sesso urgente e dalla irrealtà. Al suo avyicinarsi con lenze, granchi e pesciolini la donna volse gli occhi e il petto e accettò un granchio rosa». Il pescatore sorrideva nel ricordo immaginato. Ca­ milla continuò a narrargli la storia. « Nel porgerle il granchio vidi le squame. Erano madreperla. I fianchi rotondi e lisci. Sorrise al mio sguardo e alzò dall'acqua la lucentezza della coda lunga. Io toccai le squame grandi elastiche e durette; sotto, la carne era morbida». Raccontava la falsità della vicenda, i suoi luoghi co­ muni ridicoli e immaturi. Immaginava le squame, i loro riflessi, il corpo liscio che ne usciva, levigato dall'acqua. Tutto questo raccontava al pescatore che glielo aveva narrato. Narrava al pescatore la storia del pescatore, mante- 65

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