Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

uno sguardo, di un piccolo a, che ella diviene, mentre è proprio in questo fuori-corpo che giace il godimento. Ermanno Krumm NOTA La struttura quaternaria comporta la violenza di un'intru­ sione lungamente rigettata nella forma triangolare; questa sem­ bra bene rappresentare il processo dialettico-sintetico conosci­ tivo; in esso il soggetto alienato di fronte all'oggetto risolve la contraddizione nella nuova unità del sé conservando in tutto il processo la neutralità scientifica di un soggetto disinteressato. Il quaternario, invece, in quanto non acconsente questo rein­ globamento nella coscienza, resta definitivamente separato in polarità eterogenee. « Una struttura quadripartita è a partire dall'inconscio sem­ pre esigibile nella costruzione di una disposizione soggettiva ». (J. Lacan, Ecrits, pag. 774, Parigi 66). E' a partire dall'inconscio, infatti, che la zona d'ombra, passata sotto silenzio nella strut­ tura teologica triadica, entra in gioco, in quanto l'inconscio si fa punta, al di là dell'immagine piena del simile, come quarto elemento, introdotto necessariamente dall'Altro (Cfr. lo schema L a pag. 53 degli Ecrits). Il soggetto dell'ascolto, cui si indirizza la parola del sog­ getto primo parlante-scrivente, è diviso dal vuoto del quarto termine, il posto del morto, che gioca la partita del discorso sdoppiato con il silenzio dello spazio bianco. La posizione neu­ trale del soggetto conoscente è resa vana e coinvolta in uno spazio muliplo in cui l'oggetto, non circoscrivibile, conduce alle soglie di un godimento mortale: una caduta nel vuoto in cui l'oggetto, causa del desiderio, si perde infinitamente per il sog­ getto che, al di là del principio di piacere, si trova con l'oggetto in un godiménto dell'eterogeneo come spazio materialista della contraddizione. La materia, situata al di qua dell'oggetto di conoscenza della filosofia, preme in uno sguardo di cui l'inconscio è la vera portata. Non è un caso se l'intera strofa, sotto il segno della cono­ scenza d'oggetto, mostra l'impossibilità di circoscriverlo nel reale; esso riemergerà in uno sguardo sfuggente o vagante dove resta in tutta la sua ambiguità. 59

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