Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
oggetto di scambio e di interdetto, si pone come il limite da superare. - Questa donna escremenziale presenta l'apparenza monotona di un solo tutto omogeneo che assomiglia fin troppo alla massa di una sfera... -. La fisicità omogenea della sfera sembra porre la donna nella sfera della natura, ella sembra chiusa nel corpo di cui gode indeterminatamente senza la minaccia di castrazione che porta l'organo detumescente, da cui non sembra che ella debba farsi baluardo del sapere per argi nare l'angoscia di morte che l'organo comporta. Di fatto ella è l'anello che fa saltare l'omogeneità mi stificante della natura, il corpo dell'isterica si fa sintomo dell'altro discorso di cui sembra non sapere nulla, men tre il suo rapporto alla legge appare ben particolare se è ella stessa che detiene le leggi della metamorfosi - questa donna, con il suo potere magico, mi ha dato una testa di palmipede - e se ancora, lei stessa, si pone come interdetta nell'incesto di cui la scrittura è trasgressione, sguardo omicida, accesso alle lande inesplorate. La castrazione, di cui si fa ma:rca, la segna come meno, come sottrazione all'insieme e rottura dell'unità - non era che una donna - eppure ella porta il segno di un più di godimento che precipita il sapere nella deri sione di un sapere su di un meno, su di una morte. In questo senso, la posizione dei canti, rispetto al sapere, come osserva Pleynet, è quella di un'estraneità assoluta, il soggetto, « nella misura in cui rompe questa frontiera del sapere», attraversa la struttura con un vuo to, marca della divisione nella castrazione, nel letto di morte. Egli è questo soggetto che manca a se stesso nel corpo della lingua trasgredito, nella femminilità egli affonda il suo godimento: il soggeto, attraversandola come una posizione del suo movimento nella castrazione, trova la femminilità come caduta fuori dal corpo di 58
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