Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
dei canti mira precisamente il vuoto nello scarto fra il soggetto che tiene il discorso e quello che da esso è tenuto. La lotta contro la coscienza porta il peso dell'inson nia, egli attraversa lo stato di veglia come una lucidità nuova. Attraverso la castrazione, egli gioca la sua sola possibilità di jouissance, al di là della perdita degli occhi, l'idea della perdita degli ochi manifesta nello sguardo l'acuità di una punta aggredita dall'indetermi nato o dal «perturbante», qualcosa che è conosciuto e rimosso, che ritorna con angoscia come minaccia di castrazione. Questa provocazione lacera gli occhi di Maldoror im pegnato in uno sguardo «perturbante»; la messa in gioco delle contraddizioni mantiene il soggetto alla soglia di una castrazione infinitamente ripetuta per il ripre sentarsi dell'oggetto rimosso e minaccioso con cui ingag gia la lotta mortale. Lo sguardo che attraversa i canti è precisamente questa infinità di castrazioni che intervengono nel di scorso ai livelli delle rotture dei récit differenziati, quello del soggetto in questione, quello che la letteratura viene facendo di sè, quello dei codici capovolti, quello imme diatamente omicida dei combattimenti, ecc. - Io distinguo al fondo dei tuoi occhi, una pozza, piena di sangue, dove sbatte la tua innocenza, morsa al collo da uno scorpione della grande specie - (Pag. 202). L'innocenza sbatte nella pozza dove si invischia la coscienza e il suo io, il sangue interrompe il riflesso lumi noso dell'occhio specchio dell'anima, il soggetto si trova oscurato, chiuso nel sangue. - Chiudi i tuoi occhi, poiché altrimenti il tuo volto calcinoso come la lava del vulcano cadrà in cenere sul cavo della tua mano - (Pag. 202). Lo sguardo passa attraverso la perforazione degli occhi come per quella stampa del '700 in cui, nella scuola di scherma, ogni allievo perfora il maestro nella 53
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