Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

« Tu non mi guardi mai di là da dove ti vedo» (Lacan). - La coscienza giudica severamente i nostri pensieri e i nostri atti più segreti, e non si sbaglia. Poiché è spesso impotente a prevenire il male, non cessa di incalzare l'uomo come una volpe, soprattutto durante l'oscurità. Degli occhi vendicatori, che la scienza ignorante chiama meteore, spandono una fiamma livida, passano roteando su se stessi, e articolano parole di mistero... che lui com­ prende. Allora il suo capezzale è agitato dalle scosse del suo corpo, oppresso sotto il peso dell'insonnia, ed egli intende la respirazione sinistra dei rumori vaghi della notte. L'angelo del sonno, lui stesso, mortalmente col­ pito alla fronte da una pietra sconosciuta, abbandona il proprio posto, e risale verso i cieli. - (Pagg. 184-186). - Che egli non invii più sulla terra la coscienza e le sue torture... Aggiungerò che faccio più caso alla paglia che non alla coscienza... Ho conservato la sua testa in ricordo della mia vittoria... Con una testa in mano, di cui rodevo il cranio, mi sono tenuto su un piede, come l'ai­ rone, sull'orlo del precipizio scavato nei fianchi della montagna. - (Pag. 188-190). « Se dunque lo sguardo è questo rovescio della co­ scienza, come potremmo cercare di immaginarcelo?» (J. Lacan, Op. cit.). Di1V1orrare il crra[llio deUa Medusa, 'J:1ecidere iil capo aHa coscienza e chiudere i suoi occhi pietrificanti, è la figura di un'apertura sull'orlo del precipizio; la letteratura, la sua retorica entrano in lotta-contraddizione. Lo scudo, lo schermo riflettente che ha permesso l'ap­ proccio della Gorgona è inutilizzabile fuori dalla logica lineare del cogito, la nebulosa dello sguardo investe inte­ ramente i canti di Maldoror. Il détour che ogni lettera­ tura prende nei riguardi dell'oggetto non è superato con la messa a morte della visione speculare; l'oggetto su 51

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