Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

tempo che io non mi somiglio più! - (Pag. 248). E Mal­ doror combatte l'angelo che è nato dalla metamorfosi della lampada; - la lotta sarà bella - (Pag. 248). La strofa in questione si articola in una struttura a quattro che appare come cifra stessa di questo sguardo decentrato da un soggetto che non si riconosce identico a sé. Volgendosi a guardare il proprio sguardo non è lui stesso che guarda ma si trova egli stesso diviso da que­ sto sguardo, mentre sente ancora l'Altro di fronte, fonte di un altro sguardo che lo attraversa. Così lo zero di questo niente che lo taglia fuori dal corpo, e non gli consente di percorrere la superficie lineare di una retta, che gli impone il détour dell'otto rovesciato, della banda di Moebius, cioè del passaggio dal dritto al rovescio, que­ sto zero sommato all'uno dello stesso darà paradossal­ mente due. Due dello sguardo e del suo soggetto e due ancora dell'antagonista: il 4 è la cifra del combattimento incrociato. « Zero è il numero assegnato al concetto non identi­ co-a-sé». « Ciò che nel reale è assenza pura e semplice, per effetto del numero (per istanza della verità) si trova a essere indicato come zero e contato come uno». « Il paradosso centrale che dovete comprendere è che il tratto dell'identico rappresenta il non identico, dal che si de­ duce l'impossibilità del suo raddoppiamento, e quindi la struttura della ripetizione, come processo di diffe­ renziazione dell'identico» (J. A. Miller: La sutura in Cahier pour l'analyse, Torino '72). Ciò che il discorso comunicativo non può inglobare è questa mancanza che con lo zero fa del soggetto il luo­ go proprio alla divisione radicale, per esso la ripetizione è l'inevitabile differenziazione dall'identico, lo sguardo introduce la differenza nella visione, vi introduce il sog­ getto, lotta-contraddizione intervengono come agenti del­ la violenza radicale che investe il soggetto nello sguardo. 49

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