Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

nascosto nei tegumenti della tua fronte, solleva lenta­ mente, come un fantasma, i drappi che lo ricoprono». L'avvoltoio di agnelli e il granduca di Virginia, portati insensibilmente, dalle peripezie della loro lotta, s'erano avvicinati a noi. Lo scarabeo tremò davanti a queste pa­ role inattese e, quello che, in un'altra occasione sarebbe stato un movimento insignificante, divenne, questa volta, la marca distintiva di un furore che non conosceva più limiti; egli sfregò temibilmente le sue cosce posteriori contro il bordo delle elitre, facendo udire un rumore acuto: « chi sei tu, dunque; essere pusillanime? Pare che tu abbia dimenticato certi svolgimenti strani dei tempi passati; tu non li ritieni nella tua memoria, fra­ tello. Questa donna ci ha traditi, uno dopo l'altro. Te per primo, me per secondo. Mi sembra che questa ingiu­ ria non debba (non debba!) sparire dal ricordo tanto facilmente. Tanto facilmente! La tua natura magnanima ti permette di perdonare. Ma, sai tu se, malgrado la situa­ zione anormale degli atomi di questa donna, ridotta a pasta da madia (non è ora questione di sapere se non sarebbe possibile credere, alla prima investigazione, che questo corpo sia aumentato di una quantità notevole di densità più per l'ingranaggio di due forti ruote che per gli effetti della mia passione focosa), essa non esiste ancora? Taci, e lascia che io mi vendichi». Egli riprese il suo maneggio, e s'allontanò, la palla spinta davanti a lui. Quando si fu allontanato, il pellicano gridò: « Que­ sta donna, con il suo potere magico, m'ha dato una testa da palmipede, e ha cambiato mio fratello in scarabeo: forse ella merita trattamenti anche peggiori di quelli che ho appena enumerato». E io, che non ero certo di non sognare, intuendo, da ciò che avevo udito, la natura delle relazioni ostili che univano, al di sopra di me, in un combattimento sanguinoso, l'avvoltoio di agnelli e il granduca di Virginia, rovesciai, come un cappuccio, la testa all'indietro, per dare, al gioco dei miei polmoni, la 36