Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

nella Justine di Justine ou les malheurs de la vertu, hai finito di soffrire. E la porta con sé nel suo castello col­ mandola di secours. Le secousses della traballante dili­ genza-vita sono già dimenticate. Ma, stranamente, Ju­ stine non è felice. « Tout à coup son humeur changea. Elle devint sombre, inquiète, rèveuse, quelquefois elle pleurait au milieu de ses amis, sans pourvoir elle-meme expliquer le sujet de ses peines», come ogni donna, ca­ salinga inquieta - ecco ancora la traduzione - ma di nuovo l'anima troppo grande per qualsiasi spazio che non sia quello, apparentemente interminabile, del récit. Quando l'orecchio si rivela per quello familiare dell'in­ terpretazione, Justine muore. E l'analista che ha da que­ sta morte l'improvvisa rivelazione del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto («Non, dit Madame de Lor­ sange, en se levant avec le plus grand calme - davanti a Justine morta - non, laissez-la sous mes regards, Mon­ sieur... J'ai besoin de la contempler pour m'affermir dans les résolutions que je viens d €? prendre»), abbandona il commercio con il buon papà de Corville, « e non chie­ dere più di me, non fare aucune sorte de perquisitions, pour savoir ce que je suis devenue». Abbandona l'eser­ cizio pubblico perché ne «comprende» la vanità e pensa bene, come un'amica mia psichiatra colpita dalla grazia dell'inutilità dei «ruoli», di ritirarsi a professione stret­ tamente privata. Ma già un nuovo ritrovamento si pro­ spetta, a un livello più alto dello spirito: « je vous attends dans un monde meilleur». Colpita dal fulmine, Justine è morta qui nelle braccia della sorella che ha avuto, im­ provvisa, la rivelazione del significato del récit di Justine. («La prosperité du crime n'est q'une épreuve où la Pro­ vidence veut mettre la vertu, essa è come la folgore i cui falsi bagliori non abbelliscono che un istante l'atmosfera, che per precipitare nell'abisso della morte gli sventurati ch'essi hanno abbagliato»). Il fulmine, entrato nel seno 28

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