Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

I delatori di Visconti sfilano a raccontarci la storia vera, le tavole di Roy Hill scoprono la recita straordi­ naria di una banda di artisti. E per chi recitano gli arti­ sti? Gondorf e Johnny Hooker insanguinati si alzano per noi, quando il truce Logan ha già lasciato la scena. A noi è dato sapere che i colpi erano a salve e il sangue salsa di pomodoro. Così la parodia che scuote l'imbecille unità del sog­ getto non è solo la « parodia » della triste America di Chaplin, ma la parodia - l'ingresso del coro sulla sce­ na - di Keaton, è la mano dell'operatore che in The house-kit si alza a coprire l'obiettivo mentre la giovane attrice esce dal bagno ed è soprattutto l'epica traversata del cinema del Cameraman. Che cosa riscatta il camera­ man all'amore della giovane segretaria di produzione e alla stima del produttore, se non il film che la sua scim­ mietta ha girato fortunosamente durante l'eroico sal­ vataggio del cui merito Keaton è privato? E' il film sul cameraman che riscatta il cameraman. E' il film sul cameraman che riscatta il Cameraman. Non il coro, ma la stessa macchina da presa entra qui in scena e, come se non bastasse, essa riprende il cameraman stesso. Dietro alla camera, intenta a girare la manovella, è all'enigmatica scimmia che il soggeto che sa di dire si volge. Lo scarto dal reale segnalato, il simbolico « pen­ sato » rinvia il soggetto alla sua ek-centricità, muta come una scimmia. Una scimmia e non un cane andaluso. Il taglio dell'occhio che apre il breve film di Bunuel e Dalì rinstaura la nuova cecità imbecille del soggetto di cui sopra. L'inganno svelato dell'occhio aristotelico non vale se al di qua di esso la rappresentazione di nuovo si offre come il reale stesso (all'occorrenza il surreale). Cosic­ ché non esiteremo a concludere che al fascino discreto della borghesia preferiamo (darle) la stangata. Contardo Calligaris

RkJQdWJsaXNoZXIy