Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
trasgressione: la parodia (parodos), nell'ordine costitu tivo del soggetto, ne risolve l'imbecillità portandolo a pen sare tale ordine come scarto dal reale. Accanto alla pa rola falsamente piena, essa se ne separa nell'attimo in cui nella figura la segnala come parola . * ;'( Ho visto il film La stangata di George Roy Hill. La gente esce contenta ma non troppo. Sette oscar non val gono Il padrino. C'è qualcosa che stona: sono quelle pa gine disegnate a pastello che intitolano le diverse sezioni del film e vengono sfogliate da una mano invisibile sotto l'occhio della camera. Uria poi, di quelle sfogliate all'ini zio, per rapida che sia la sua apparizione, stona più di tutte le altre: è quella in cui una scena del film appare disegnata sotto le luci dei riflettori da dietro la macchina da presa. Vien da pensare a quegli orrendi intermezzi verita del Ludwig di Visconti, dove personaggi « reali » sfilano su una parete nuda davanti a noi per dirci la loro versione dei fatti. Benvéniste chiama forme fatiche quelle espressioni cui manca referente al di fuori dell'istanza del discorso del locutore. E noi chiamiamo qui la figura forma fatica, come quella forma che segnala lo stacco del simbolico dal reale, l'impossibile appartenenza della lettera. Forma fatica/effetto di reale. Così si oppongono le tavole di Roy Hill ai delatori di Visconti. E di che pasta sia fatto il reale di cui son delatori, il cinema (non siamo tornati al cinema solo per parodiare Ginzburg) ce lo rivela: nella loro posizione speculare rispetto alla no stra in platea, ciò che essi ci chiedono è una nuova capta zione immaginaria, che non sarà più la prima e costitu tiva, ma solo un'ennesima identificazione, un'altro passo nella fuga in avanti (l'anabasi) del soggetto, fuga dalla sua verità. Specchio, specchio delle mie brame, dimmi chi è la più bella del reame. 144
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