Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

alla distruzione della famiglia). Nello schema R di Ja­ cques Lacan (cfr. Ecrits, ·Parigi 1966, p. 553), la succes­ sione delle identificazioni di S(soggetto) verso !(Ideale dell'Io) è seriale: segmenti Sm- Sa' 1 , Sa' 1 - Sa' 2 , Sa' 2 - Sa'n. E' in questa serialità che risiede la necessità della palinodia e parodia. Non si dà sulla linea che congiunge Sm a Sa' 1 e Sa' 2 un ipotetico Sa'', dove r starebbe per «rivoluzione». Non si dà poiché una retta è definita dal semplice passaggio attraverso due punti: il passaggio attraverso Sa' 1 e Sa' 2 compromette lo scarto dall'ideo­ logia dominante del progetto - rivoluzionario. La via pos­ sibile è allora la via dell'analisi, regressione - ritorno indietro - attraverso le identificazioni borghesi del soggetto. '" ·k Dei poliziotti che, nel celebre racconto di Poe La let­ tera rubata, cercano la lettera rubata alla Regina, fidu­ ciosi nel loro rapporto al reale, Lacan dice: « la loro im­ becillità non è di specie individuale, né corporativa, essa è di fonte soggettiva. E' l'imbecillità realista... L'imbe­ cillità appunto propria al soggetto...» (J. Lacan, Ecrits, cit., pp. 25, 38). E' l'imbecillità del Re alla cui vista la lettera è così facilmente sottratta, poi quella della Re­ gina e in ultimo quella del ministro. Un'imbecillità che è sanzionata da una cecità: la cecità davanti alla lettera e al suo furto, imbecillità propria al soggetto. Se l'evidenza che Freud chiama inconscio non è altro che il fatto che «il soggetto non è colui che sa ciò che dice» (J. Lacan, Radiophonie, in « Scilicet» n. 2-3, p. 57), il fondamento primo della sua imbecillità costitu­ zionale, o meglio costitutiva, starà nel suo rapporto al dire. Se il soggetto imbecille crede di saper ciò che dice, è perché non sa di dire. La negazione del primato del simbolico, o, il che poi è lo stesso, la negazione dello scarto tra simbolico e reale appare come il primo fon- 141

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