Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

staura nella catena su cui fugge un tempo della remini-scenza che il serbatoio inconscio della memoria non co-nosce?). Tanto che per finire è indifferente che la Madre · sia Suor Chiara o Suor Teresa e che Guido ami Luisa _ o la narratrice, perché le quarantun tessere del libro ­ si potrebbero (si potrebbero, ma in realtà non si pos­ sono) spostare a piacimento. Lo scarto primo è così un tempo impossibile, ma: . appunto parà regge anche dativo e accusativo: il tempo · impossibile è mantenuto. Ciò che è in gioco è una dia­ lettica di spazi: la dimensione atemporale della traccia mnestica vive nel tempo del discorso (il silenzio dell'ana- lista non può ricondurre alla dissoluzione del soggetto: se la scrittura è gioco con la morte - con la pulsione più . pulsionale - essa si mantiene alle soglie della vita. Col tempo ciò che è mantenuto è la «vita» del soggetto (la sua parola e la sua unità) e con essa la possibilità di seri- vere; col tempo tradito dalla promessa frustrata ciò , che non è mantenuto è la pienezza di un soggetto che nulla sa di se stesso. Ancora una volta è in gioco · solo una dialettica di spazi: alla liberazione dei flussi desideranti conosciamo un solo nome: la morte. Nella · sua articolazione impossibile in un discorso che si deve · un rapporto alla parola falsamente piena del soggetto intero e imbecille, sufficiente per mantenere in «vita»· lo scrittore, torna l'ambiguità della preposizione greca: accanto alla morte, ma a lato, nella vita. Parodia ad un tempo della «vita» (la parola falsamente piena, ma il' suo scarto nella morte), e della morte (la fessura, ma , la sua pratica nella parola falsamente piena)». * * * «Le style est l'homme meme»: l'ambiguità della pa­ rodia torna in una scrittura che, con la temporalità della · classicità borghese, ne costeggia e riattraversa lo stile.. 138

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