Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

tà [...] è che in essa - scrive ancora Lukacs - le deter­ minazioni essenziali della vita intera, per quel tanto che possono trovarsi in genere in una tale cornice de­ terminata, si esprimono nella loro vera essenzialità, nella loro giusta proporzionalità, nella loro contraddit­ torietà, nel loro movimento e nella loro prospettiva rea­ le» 4 • Il quadro di riferimento di ogni letteratura rea­ lista viene dunque configurato - nel Lukacs della Theorie des Romans - come una prospettiva fissa la cui radice va forse cercata nell'eterna norma del mondo greco così come l'ha assimilata il classicismo tedesco. Emerge così l'idea di « totalità» « informante prius di ogni feno­ meno particolare» 5, il cui significato sta appunto nella possibilità di compimento di qualcosa che sia in se stes­ so concluso e in cui tutto sia ricompreso; una « totalità dell'essere» dove l'assoluta immanenza delle forme si presenta come una progressiva acquisizione di coscienza, un « emergere alla superficie» di ciò che all'interno di una oscura potenzialità di forma giace nel sopore di un confuso desiderio. Si tratta invece, per Brecht, di rompere la gabbia di una visione totalizzante di cui il realismo sarebbe sem­ pre o comunque il depositario e di proporre dialettica­ mente una totalità in fieri, una totalità da costruire. « Si è diffusa in molteplici modi - così egli scrive - l'idea che la borghesia abbia perduto la forza di plasmare a se stessa una reale visione del mondo, che ciò sarebbe una grave iattura per la borghesia e che per questo essa sareb­ be assiduamente e disperatamente impegnata a perve­ nire ad una nuova totalità» 6 • Effettivamente - aggiunge Brecht - la scienza borghese mostra alcune tendenze in questo senso, allorché si parla di « grandi epoche immi­ nenti» in cui finalmente si realizzerà un'armonica con­ crescita delle varie scienze come la chimica, la fisiolo­ gia etc. A ben vedere, tuttavia, sono proprio queste tenden- 119

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