Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974

zione della differenza: se niente resta, tutto deve cam­ biare. Il pensiero si libera difficilmente dalla forza unifi­ cante e ripetitiva che lo anima e resiste al cambiamento o negandosi nella corsa sfrenata di incontrollate diffe­ renze (potremmo dire in una sorta di « distruzione auto­ riflessiva »), o negando, nell'impatto con l'oggetto, l'og­ getto stesso che intende interiorizzare. Ripetizione produttrice di identità e ripetizione pro­ duttrice di differenze. Avremo modo di tornare su que­ sto problema in un prossimo articolo. Basti ora accen­ nare, tornando a un problema affrontato all'inizio del­ l'articolo in riferimento al discorso di Bion, all'afferma­ zione freudiana secondo cui la tendenza alla riprodu­ zione non può essere inerente che a ciò che è rimosso nel­ l'inconscio; da non intendere però in rapporto all'ordine dei contenuti, bensì in riferimento ai meccanismi for­ mali che la sottendono. Problema centrale attorno al quale cercheremo di congetturare un'altra volta, chia­ mando in causa le celebri sorelle che tanta fortuna han­ no avuto nella ricerca linguistica e psicoanalitica di que­ sti ultimi anni: la metafora e la metonimia. Ivo Monighetti 1 Deleuze G., Differenza e ripetizione, Il Mulino, Bologna, 1971, p. 428. 2 Green A., L'enfant de ça, Ed. de Minuit, Paris, 1973, p. 253; nostra traduzione. 3 Deleuze G., Op. cit., p. 440. 4 Piaget J., La prise de conscience, P.U.F., Paris, 1974. 5 Freud S., in Fachinelli E., Il bambino dalle uova d'oro, articolo: La negazione, trad. Fachinelli, , Feltrinelli, Milano, 1974, pp. 13-16, p. 14. 6 Lacan J., Ecrits, Ed. du Seuil, Paris, 1966, p. 885. 1 Freud S., Op. cit., p. 16. 113

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