Il piccolo Hans - anno I - n. 2 - aprile-giugno 1974
transizionale. Né oggetto e neppure rappresentazione, sarebbe questo il corpo-quasi-oggetto che, entro i mar gini sfocati di una reverie eterna, ci solleva delle tribo lazioni dell'oggetto perduto? Lo spazio in cui si muove l'oggetto transizionale, spazio ludico e illusorio tra io e oggetto reale, sembra essere il luogo di una duplice negazione: vi si nega l'ingresso al mondo reale e il costi tuirsi della rappresentazione. Luogo di transizione, terra di nessuno limitata ai bordi da un doppio silenzio: il silenzio da cui emerge l'oggetto transizionale e in cui si è perso l'oggetto reale e l'onnipotenza del soggetto; e il silenzio in cui si immerge: punto di fuga verso cui tende la rappresentazione nella ricerca di un'identità irraggiungibile. Sfocato ai bordi, imprecisabile nella sua estensione è forse il luogo fascinoso del lutto, percorso dai fantasmi della colpa. Corpo di quasi-amore che fu un tempo bambola o bamboletta, straccio o coperta, titil lamenti, dondolii e balbettii nello spessore della penom bra, sembra essere ora rivisitato e rigoduto nelle nevose pasque-pasquette della straordinaria poesia di Andrea Zanzotto. Corpose e forse irrinunciabili illusioni, che richia mano, nel tentativo di negarla, una perdita originaria e che mettono alla prova chi spera nella negazione della differenza. La differenza moltiplicata. Proviamo a spostare l'asse delle nostre congetture, :finora calamitate entro l'ambito del desiderio, dalla problematica relativa al corpo e alla rappresentazione a quella del pensiero. La scissione tra soggetto episte mico (Piaget) e soggetto «desiderante» (Lacan) potreb be essere lo scotto pagato ad una eccessiva e radicale volontà di differenziazione tra processi primari e pro- 110
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy